lunedì 27 dicembre 2010

0 Battle Chess in bianco e nero.


No, non sto adoperando un monitor a fosfori bianchi e nemmeno ho riesumato qualche vecchio televisore in bianco e nero da collegare con accrocchi particolari al computer per il gusto di rimbeccillirmi più di quanto non lo sia già... Molto più semplicemente, stavo pensando ad un vecchissimo gioco ed al modo di suggerirvelo citando diversamente un videogame simile, aggiungendogli nel contempo una "qualità" (il "bianco e nero") che potesse fungere da indizio nei riguardi della mia idea primigenea ma che nel complesso ingeneri nel lettore un marasma mentale tale da spingerlo oltre l'orlo della follia, in compagnia delle peggio creature chtuloidi che una mente inferma possa partorire... :D

Facezie a parte, siamo nel 1983. Il campo di battaglia è una scacchiera "nove per nove" sulla quale due fazioni (la "luce" e le "tenebre") sono in perenne conflitto. L'equilibrio potenziale tra le forze in campo è sempre mutevole e chi s'illude che le due facce della stessa medaglia potenzialmente s'elidano a vicenda, si sbaglia di grosso... Il karma, in queste situazioni, è sempre variabile ed il vento del cambiamento, in "Archon" (questo è il nome del videogame in oggetto), è rappresentato dal ciclico cangiare di colore del campo di battaglia. In tal senso, il bianco è affine alla luce e rende complicato per i signori delle tenebre sopraffare i loro avversari. Il nero, al contrario, agevola questi ed ostacola i paladini del bene. Tutte le sfumature intermedie esaltano proporzionatamente ora l'una, ora l'altra fazione, in un moto circolare infinito. La lotta è serrata e senza esclusione di colpi e, turno dopo turno, pedoni, troll, manticore, spettri ed arcieri elfici si affrontano nell'eterna lotta tra il bene ed il male...

Tutto questo è "Archon".

"Archon" sul "Commodore 64".

Abbandonando la prosa, affermiamo con convinzione che "Archon" è molto più di un gioco di scacchi. La prima definizione che mi viene in mente per descrivervelo come si deve è qualcosa come: "gioco di scacchi-combattenti". Il problema di fondo è che a causa del "Battle Chess" ("Interplay Entertainment", 1988) citato nel titolo di questo post, questa definizione è di gran lunga sminuita nella sua potenziale efficacia descrittoria...

Avete presente "Battle Chess", si? Un normalissimo simulatore scacchistico impreziosito da notevoli animazioni incentrate sul movimento dei pezzi e sulle varie "prese" con le quali le pedine vincenti sconfiggono i loro avversari. Chiaramente, trattandosi di un gioco di scacchi normale, l'esito di qualsiasi battaglia tra i pezzi è scontato a priori. Il pezzo "preso" sarà sempre soccombente e non potrà mai sconfiggere il suo assalitore. Ad ogni modo, l'idea che le pedine combattano tra di loro è senz'altro divertente (ed infatti, per esperienza personale, l'unica cosa che facevo quando giocavo a "Battle Chess" era quella di forzare determinate "mangiate" al solo ed unico scopo di vedere delle animazioni che non avevo ancora visto... Mai giocato una partita seriamente! Voi si?! Non ci credo... ;) ).

Diversamente, "Archon" è proprio tutta un'altra storia. Quando due pedine si trovano a condividere la medesima casella della scacchiera, non c'è automaticamente un pezzo "mangiante" ed un "mangiato" ma l'azione si sposta all'interno di una vera e propria arena dove i pezzi coinvolti in duello si fronteggiano in un corpo a corpo interattivo. In questo contesto l'abilità con i controlli e la potenza delle pedine coinvolte nello scontro sanciscono il risultato finale della lotta.



In buona sostanza, in "Archon" la battaglia è vera e reale ed il videogame (che ha conosciuto numerose incarnazioni ed ancora oggi continua ad essere visitato e rivisitato frequentemente) è senz'ombra di dubbio una pietra miliare che ha ispirato ed ispira ancora i game-designers più attenti e prolifici.

Tanto per gradire... ;)



Fidatevi. Se non l'avete mai provato, merita senz'altro un giro su un qualsiasi emulatore di vostro gradimento.

Non rimarrete delusi. :)

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