domenica 15 aprile 2012

0 "Chill out": chiacchierare sommessamente.


V'è mai capitato di confrontarvi da vicino con le bassezze della miseria umana, unite all'insipienza ed alla gretta ignoranza? Un miscuglio esplosivo talmente becero, ma talmente becero da lasciarvi totalmente disarmati ed incapaci di ribattere con qualcosa di sensato all'abissale vuoto che vi ritrovate davanti???

Si?!

Allora la mia domanda per voi è la seguente: "Come reagire?". :D

In tal senso, rammento un fatto risalente a tanto, tanto tempo fa...

Ero al mare, in quel di Bibione, con amici. Avrò avuto 16/18 anni (quindi parliamo praticamente del pleistocene... :D ). Nei pressi di "Piazzale Zenith", apriva un nuovo localino "lounge" sul lungo mare. Nulla di più del solito baretto ristrutturato e riarredato "alla moda", intendiamoci, ma se non altro la novità era un valido diversivo alla consueta "routine" vacanziera.

Arriviamo sul posto e ci mischiamo ad un gruppetto precostituito di "amici di amici". Presentazioni di rito ("ciao", "ciao", "piacere"...) e poi tutti seduti allo stesso tavolo. Mattatore della serata, già aggregato al gruppo degli "amici degli amici", "lo splendido di turno": un marcantonio figaccione-wannabe tutto impomatato ed imbustato in un completo alla Tony Manero da antologia "che levati"...

"Me dispiace, ma io sò io e voi nun siete un cazzo!!!".

Stravaccato su un divanetto, il figuro trasuda spocchia da ogni poro.

Ad ogni modo, nonostante la sua infausta presenza, la serata scorre tranquilla finché un'ingenua ragazza del gruppo non ha l'ardire di domandare: «Ma che cosa significa "Chill Out"?» ("Chill Out" era il nome del locale, per la cronaca). Le spiego che, letteralmente, il binomio anglosassone al quale sta facendo riferimento significa "freddo fuori" quando Tony Manero si intromette e, con l'aria dell'illuminato che dispensa perle di saggezza alla plebe per pura magnanimità d'animo, mi contraddice...

«Ma anche no. "Chill out" significa "chiacchierare sommessamente"...».

A momenti mi strozzo con la bibita che sto sorbendo. Vorrei correggerlo e fargli fare la figura del cioccolataio, ma inspiegabilmente mi limito a continuare a bere come se nulla fosse, serbando in cuor mio la stupenda perla che quel dotto luminare della traduzione simultanea volle gentilmente elargirci (per la cronaca, ancora oggi a volte la commemoriamo con ilarità... :P ).

Per il resto, sapete che cosa avrei voluto veramente dirgli, al tempo?

Nell'ordine:

1) «Cribbio! Il locale è nuovo ma il servizio lascia davvero a desiderare... Il cameriere mi ha portato una bottiglia sulla quale spicca l'avviso "to serve chilled", ma me l'ha erroneamente servita fredda invece di versarmela chiacchierando! Che scandalo!!!». :D

La cordialità delle bevande dialogiche! :D

2) «Hai presente il detergente intimo "Chilly"? Secondo te si chiama così perché è rinfrescante oppure perché, se lo adoperi, poi i tuoi genitali iniziano a chiacchierare sommessamente?!».

"Da quando lo uso, non c'è verso di farla stare zitta!".

3) «Quando eri piccolo, guardavi i cartoni animati? Ti ricordi di "Chilly Willy"? Si proprio lui... Quel piccolo e tenero pinguino muto con la sciarpa ed il cappello di lana...

A parer tuo, il personaggio si chiama "Chilly Willy" perché è un tipo freddoloso oppure perché fondamentalmente è un chiacchierone?».

"Ho voglia di riscaldarmi chiacchierare con una stufa!". :)

Gran bella gente, non c'è che dire... :) Ad ogni modo, queste sono tutte esperienze salutari, nel complesso; esperienze che si possono sperimentare frequentemente socializzando.

Ma c'è di peggio, fidatevi!!! :D

Infatti, se oggigiorno la socialità si espande vieppiù a causa dei "social networks", può capitare che all'improvviso ti scorni sul "faccialibro" con il genialoide di turno che sostiene che la parola "ORGE" si scrive con la "i"... E se tu hai l'ardire di correggerlo e gli illustri la regola che determina la formazione dei «plurali difficili in "CIA / GIA"» (un argomento di terza elementare, suppergiù... :D ), quello ti risponde che lui la "Crusca" la adopera solo quando è stitico...

Che disastro!

Eh già. Gran bella gente, non c'è che dire!

Ma perché tutto questo pippone sullo sfaccettatissimo mondo della CULtura e dell'ANALfabetismo?

Ma niente... Un po' per catarsi ed un po' perché m'è capitato di ripensare svogliatamente all'enorme caciara cagionatasi dalla traduzione italiana di "Dear Esther", un videogioco decisamente sopra le righe che si connota come un'esperienza visuale prepotentemente al di fuori degli schemi convenzionali.

Bene: per chi non lo sapesse, il suddetto videogame ha fatto letteralmente scandalo nella sua versione italiana...

E per quale motivo?

Semplicemente perché la traduzione nella lingua tradizionale del bel paese "là dove 'l sì suona" è stata redatta in un italiano aulico che la stragrande maggioranza dei fruitori del videogioco non erano materialmente in grado di recepire, arrivando perfino a scambiarlo per un testo tradotto malamente ed in maniera sgrammaticata tramite un qualsivoglia traduttore automatico...

Sarà. Io lo trovo decisamente interessante... :P

Ora, io mi domando e dico: le scuole dell'obbligo le abbiamo fatte più o meno tutti, non è vero? Dante, Petrarca, Pirandello e soci ce li hanno dati, da leggere, no? Era impossibile capirli? Mi vien da dire "no", ma magari sono io che mi sbaglio...

Detto questo, un videogioco deve sempre e rigorosamente essere un passatempo rustico e casereccio? Lo si può sempre e solo affrontare ingrugnati ed armati con una buona dose di sana ignoranza (smanettando a casaccio su un "joypad" dopo aver accuratamente gettato nella differenziata l'inutile manuale d'uso del tutto... :P ) oppure si può anche pensare il divertimento elettronico secondo dei canoni differenti da quelli imposti dal "mass market"? In questo contesto, ve l'ha forse prescritto il medico, di giocare con qualsiasi cosa, compresa la traduzione di un videogioco che non siete in grado di capire?!

Per come la vedo io, non è assolutamente detto che ogni prodotto debba necessariamente essere fruibile indistintamente dall'intero bacino d'utenza che potenzialmente è in grado di raggiungere. Anzi...

Ed a chi invoca un linguaggio "non necessariamente ALTOLOCATO, nei videogiochi [sic]", mi sento di dire: "perché no?!".

"A me mi garba assai!". (E, badate bene, "a me mi" è cruscante! ;) ).

Cos'è questo QRCode?
Come l'hai realizzato?


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